Molti psicologi si sono a lungo interrogati sulle variabili che intervengono nella scelta del partner e sono arrivati ad una conclusione: l’amore non è affatto cieco, ci vede benissimo! Partendo dalla punta dell’iceberg, gli studi di settore ci informano che scegliamo un compagno con il fine del mantenimento e dello sviluppo della nostra specie; questa risposta, benché universalmente accettata, non soddisfa, dato che la spinta riproduttiva vale per molti, ma oggigiorno non per tutti. Ad un livello più profondo troviamo che gli esseri umani sono pervasi da un bisogno di attaccamento e di accudimento che li spinge a ricevere sicurezza e prendersi cura dell’altro. Attenzione quindi a quando si ricerca un partner per la paura della solitudine, ciò potrebbe portare discrete difficoltà nel generare una relazione, appagante ovviamente.
Perché scegliamo proprio quella persona?
Addentrandoci nei meandri psicologici: perché scegliamo proprio lui o lei? Gli addetti ai lavori parlano di “mandato familiare”, ovvero il compito, più o meno esplicito, assegnato a ciascun membro dalla famiglia riguardo ad una serie di ruoli da ricoprire e di scelte da fare derivanti dalla propria storia familiare, senza esclusione, purtroppo, del compagno di vita. Molte persone non ne sono consapevoli, ma appare consolidato come la scelta del partner sia il risultato dell’incontro tra i propri bisogni individuali, per fortuna!, ma anche del mandato con il quale la famiglia lo investe. Il prevalere dell’uno o dell’altro dipende dal livello di maturità ed evoluzione che la persona ha effettuato rispetto alla sua famiglia di origine: inutile dire che quanto più le relazioni saranno sdoganate da conflitti irrisolti ed aspettative rigide ed autoritarie, tanto più la scelta del compagno sarà consapevole e soprattutto libera e soddisfacente.
Le influenze delle relazioni precedenti
Le relazioni precedenti, soprattutto quella tra bambino e genitore, influenzano dunque i legami affettivi attuali ed è proprio per questo motivo che le persone si trovano spesso ad affrontare situazioni simili in relazioni diverse.
Questo significa che siamo orientati verso tutto ciò che in qualche modo suona familiare, sia che si tratti di rapporti connotati da un attaccamento di tipo sicuro, ma anche di legami che risuonano in noi note spiacevoli. Grazie all’attrazione fisica, la scelta del partner avviene in rapidità, sulla base di messaggi spesso impliciti che si inseriscono in un contesto altamente emotivo, provocando l’interesse ed il successivo attaccamento all’altro, facendo però perdere pezzi importanti della nostra storia personale che riportiamo inevitabilmente nella relazione.
Alla luce di tutto questo appare chiara la dinamica con la scegliamo un partner: riconosciamo in esso esperienze positive o negative che provengono da lontano.
Il grande rischio? Se mossi maggiormente da esperienze negative, si può innescare la speranza di attutire disagi e mancanze del passato.
Consapevoli del fatto che la scelta del partner non coinvolge solo due persone, ma come minimo altre quattro, possiamo auspicare per la nostra vita decisioni libere da condizionamenti, basate sul desiderio di comunicazione con l’altro, di scambio affettivo e sessuale, nonché di reciproca crescita ed arricchimento personale.
Questa grande opportunità se la danno persone che sono in grado di badare a se stesse, autonome e capaci di fiducia in loro e negli altri, con accanto compagni che non hanno le sembianze di stampelle o tanto meno di anelli mancanti.
E’ inutile cercare chi ci completa: nessuno completa nessuno.
Per essere felici è necessario avere il coraggio di conoscersi in profondità, in maniera tale da individuare tutti quegli automatismi impropri che ci traghettano verso determinate persone e non ci consentono di vivere liberamente la vita, soprattutto se si tratta del compagno con il quale desideriamo trascorrerla, non dico per sempre, ma anche solo per un po’.
Dott.ssa Francesca D’Amico
Psicologa-Psicoterapeuta